Dwnl: stay hungry, stay outside.

Un confine è quella semplice linea immaginaria quanto definitiva che ci assegna un domicilio e un mondo da abitare, più o meno fortunato. E quando il destino decide di lasciarci oltre il confine, nella parte “sbagliata”, spesso discriminata, va a finire che la realtà diventa un limite. Il marchio dwnl ha fatto di questo limite la sua identità, con una produzione di vini “in bianco”, con un’etichetta univoca con il motto drink wines not labels, scritto in lingue diverse a seconda del contenuto della bottiglia. È infatti al confine tra Serralunga e Montelupo Albese, nel cuore delle Langhe, che nel 2019 si fa spazio l’idea di Alessandro Salvano, produttore di vino. E molto di più.

Alessandro Salvano: “Sarebbe limitante parlare esclusivamente di vino. Questo è un progetto più ambizioso, più grande, che vuole dare voce a un territorio che fino a poco tempo fa non ha avuto modo di esprimersi. Ho acquistato le uve di mio nonno da mio zio, quelle che vedete qui, più che altro con l’intento di raccontare il mio pensiero all’interno di un calice”.

La linea di confine tracciata nel 1980, che ha decretato il bello e il brutto, il buono e il guasto, nella zona di denominazione del Barolo, ha fatto sì che qualcuno restasse al suo interno, o inevitabilmente al di fuori, dando vita ai cosiddetti outsiders. Risultato? Agli insiders la possibilità di coltivare viti, vendere uva e incrementare i propri guadagni, al fine di fare investimenti e posizionarsi in mercati differenti con i loro prodotti. A chi invece stava, anche solo a 50 metri fuori dalla zona privilegiata, questa fortuna non è stata concessa. Si sono sempre dovuti adattare a produrre vini più semplici, come il Dolcetto e il Barbera, che anche non sminuendo il prodotto, finiscono per lasciare il produttore in una condizione di inferiorità rispetto ai suoi vicini.  

Alessandro Salvano: “Ho prodotto Outside, un vino che segue il disciplinare di produzione del Barolo, anche se non sarà mai Barolo. Non vuole combattere o cercare di sminuire il Barolo, ma provare a innalzare quello che è il percepito di una zona di confine. Un limite immaginario tracciato ben 43 anni fa”.

Outside parla di confini, fortune, sfortune e opportunità, racconta la capacità di aver tradotto una situazione scomoda in un nuovo episodio, sintetizzato sul retro dell’etichetta con “Outside è la polemica che tanto amo fare”. È così che Alessandro oltrepassa il canonico mondo del vino per ricercare qualcosa di più concreto: l’essenza del territorio. Un pensiero che lo accomuna a Elemento Indigeno di Compagnia Dei Caraibi, catalogo di cui si occupa Alessandro – e di cui fa parte dwnl – dedicato all’autenticità del luogo, alle persone e alla cultura che lo abitano. Per Alessandro, il modo migliore per esplodere questo elemento indigeno è la vinificazione 100% grappolo intero, l’unica in grado di esaltare tutte le caratteristiche del vitigno, senza chiarificazioni e filtrazioni. E i protagonisti delle anteprime dwnl ’22 possono raccontarlo: oltre al Langhe Nebbiolo, il Langhe Chardonnay, in equilibrio tra sapidità e note agrumate, il Langhe Rosso Dolcetto con marcate note di liquirizia e il Pinot Nero con la sua anima di cioccolato. Tutte sfumature fuoriuscite da una concomitanza di fattori che ha sviluppato sensazioni diverse.

Ogni dwnl si differenzia per il colore della gomma lacca e per la lingua con cui è denominato. La prima stesura fu drink wines not labels, che riporta poi all’acronimo dwnl, scritta per il NebbioloLanghe Rosso Dolcetto parla invece in spagnolo, Chardonnay in francese e Pinot nero in giapponese, sotto dolce richiesta di una cara amica. Negli anni il focus è rimasto sempre il Nebbiolo, ma il vero divertimento per Alessandro è vedere cosa può uscire da una varietà che conosciamo già, vinificata in modo differente.

Alessandro Salvano: “Per 4 anni, dal 2019 al 2022, ho utilizzato le uve acquistate da mio zio, iniziando a produrre Langhe Nebbiolo nel ’19 che, uscendo l’estate successiva, di fatto mi ha permesso di permettermi di avviare tutto il progetto. Poi è stata la volta di Outside, Nebbiolo che ha seguito le norme per il disciplinare del Barolo che prevedono almeno 38 mesi di affinamento e quindi ha visto l’alba solo a marzo ‘23”.

Quest’anno le cose sono cambiate. C’è stata l’opportunità di acquistare nuovi vigneti, adiacenti a quello dello zio, ma ovviamente a caro prezzo. Grazie al supporto di Compagnia dei Caraibi, Alessandro potrà portare avanti il progetto con l’acquisto di circa otto ettari di terreni nelle Langhe nel comune di Montelupo Albese, costruendo al contempo una cantina in un appezzamento panoramico in cima alla collina che ora guarda alle vigne di nebbiolo.

Ma tiriamo le somme. Alessandro riesce a produrre 5000 bottiglie nel 2020 – tra Chardonnay, Dolcetto e Nebbiolo – più 933 di Outside. Nel 2021 salgono a 6000, incrementando la produzione con 108 bottiglie di Pinot nero. Dal 2021, inizia invece a portare avanti una serie di esperimenti annuali, di poche bottiglie, di vini che non finiscono sul mercato ma che vengono regalati ad amici e conoscenti. Nel 2022 produce 12.000 bottiglie subito allocate sul mercato.

Numeri e ancora numeri, ma le persone prima di tutto, veri rappresentanti dell’elemento indigeno. Perché di fatto il vino è l’anticamera della convivialità, nonché l’aggregatore sociale di cui Alessandro è grande promotore. La cerchia di amicizie e di persone che dwnl attira a sé è tale per cui nel momento del bisogno, dalla vendemmia alla degustazione, nessun amico si tira indietro. E Gabriele Boffa**, chef de la Locanda del Sant’Uffizio Enrico Bartolini, lo ha testimoniato durante l’ultima presentazione dwnl, preparando il suo risotto, mostarda midollo e verdure in agro servito al Petti’t Bistrot di Barolo, al fianco di Veronica, proprietaria del locale e grande amica di Alessandro.

dwnl gioca, sperimenta, lascia le porte aperte a qualsiasi manifestazione, purché ci sia libera espressione, ricordandosi di non gettare via nulla se possibile, perché ogni vino ha qualcosa da raccontare.

Alessandro Salvano: “Si può ragionare sul vino partendo da una sola produzione, anche solamente di 1000 bottiglie. Sarà comunque un vino che finirà in tanti bicchieri, magari diecimila, cinquemila, o anche meno, non importa. Ma tra quelle migliaia di sorsi, la mia speranza è che ci sia qualcuno che si fermi a pensare a quello che ho fatto, magari per ripeterlo altrove”.

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